Il disturbo ossessivo compulsivo si presenta con maggior frequenza nella fascia di età tra i 15 e i 25 anni con una diffusione nella popolazione del 2-2,5% ovvero di 2-3 individui sofferenti ogni 100.

Esso è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.

Si definiscono ossessioni quei pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti che insorgono all’improvviso nella mente di un individuo e che vengono percepiti come fastidiosi, intrusivi (il soggetto li rifiuta) e privi di senso.

Le compulsioni sono invece quelle azioni mentali (come il contare, il ripetere parole, il pregare) oppure quei comportamenti ripetitivi (controllare, ordinare, pulire) che vengono attuati in risposta a un pensiero ossessivo.

Facciamo degli esempi di ossessioni (pensieri):

  • “potrei contrarre l’HIV se tocco le pareti della discoteca”;
  • “non devo pensare a una persona a cui voglio bene mentre passo di fronte all’ospedale perché altrimenti questa potrebbe ammalarsi per davvero”;
  • “devo tenere sempre tutto in ordine se voglio evitare incidenti a qualcuno della mia famiglia”.


A ossessioni siffatte seguono poi comportamenti compulsivi i quali sono tesi a evitare la minaccia temuta:

  • evitamento di tutte le pareti della discoteca e, per un effetto di generalizzazione, alle pareti di qualsiasi locale pubblico frequentato;
  • controllo sui propri pensieri e formulazione di preghiere o ripetizioni di parole, filastrocche o canzoni al fine di evitare qualsiasi pensiero sbagliato;
  • continuo riordinare oggetti evitando che questi possano trovarsi fuori posto anche per un solo momento.


Chi è affetto dal disturbo ossessivo compulsivo si rende ben conto come i propri pensieri e i propri comportamenti siano insensati ed esagerati ma ciò non aiuta a modificarli.

In definitiva, il disturbo ossessivo compulsivo arreca conseguenze gravi e invalidanti a livello sociale e personale della persona che ne è affetta.